Pochi giorni all'inizio della nuova stagione NBA

sabato 3 marzo 2012

Quando un progetto diventa vincente: Oklahoma City Thunder

Draft 2007, Madison Square Garden. Stern ha appena annunciato Oden prima scelta assoluta, i Supersonics sanno bene chi prendere, quella filiforme ala che può giocare in più ruoli, di nome Kevin Durant.
Pochi giorni prima il dibattito su chi dovessero prendere i Blazers si era risolto con Oden quasi unanimamente, quel lungo che portava indietro nel tempo e faceva rivivere nelle menti i grandi centri del passato, per movenze, tipo di gioco e considerazione sull'impatto NBA. Oklahoma invece non aveva problematiche, chi non avesse scelto Portland, sarebbe stato il loro prescelto.
Draft 2008, Madison Square Garden. I nomi altisonanti di Rose e Mayo, sono sicuri da top three, Beasley si insinua a dividerli nell'ordine di scelta. Tocca a Seattle selezionare. In molti credono che sarà Brook Lopez o Eric Gordon ad essere il selezionato, ma, invece, nello stupore dei più, viene pescato il promettente Westbrook, che aveva dato prova di potenzialità ma che era stato largamente sottovalutato dagli esperti. Un colpo enorme degli scout della franchigia di Seattle.


Due momenti chiave della ricostruzione della franchigia, che di lì a poco cambierà sede, colori e nome, per divenire quella che oggi è meglio conosciuta come Oklahoma City Thunder.
I due giovani sono cresciuti ed accanto a loro è arrivata gente di qualità, come l'inaspettato Perkins, che riempiva il più grande buco della squadra e la sorpresa più gradita Ibaka, un giocatore atletico e che migliora sempre più aiutando in primis in fase difensiva cosa che completa la franchigia. 


In più la scelta di Harden e non di un altro fenomeno mangia palloni, è stata una gran mossa di Sam Presti, che ha evitato di scombussolare il team ed ha preso un ottimo sesto uomo in grado di attaccare la zona e capace di non fare problemi se le luci dei riflettori sono su altri.  

Con il mirino puntato al pezzo grosso, i Thunder quest'anno stanno dimostrando tutto quello che gli era stato affibbiato, una franchigia giovane con margini di miglioramento ma pronta già ad essere la candidata al posto di finalista dell'Ovest.


Compattezza, rispetto del proprio ruolo in campo da parte di ogni giocatore, capacità dei singoli di cambiare le partite, sono le prime caratteristiche che stanno rendendo questo progetto-realtà una certezza.
Uno staff tecnico molto competente è un'ulteriore punto a favore, un lavoro di job coaching che va al di là della preparazione alla singola partita, ma che mira a rafforzare di sera in sera quelli che possono essere le chiavi della gara. Preparazione atta a mettere a fuoco non tanto il singolo avversario da fermare ma magari proprio la tipologia di gioco avversaria in generale.
Uno studio che fanno un pò tutti gli allenatori in ogni sport ma che spesso ci si dimentica di sfruttare le piccolezze in regular season.


Il roster è ancora migliorabile anche guardando in casa propria con la speranza che alcune delle promesse che escono dalla panchina possano divenire elementi di alta qualità che rendano le seconde linee più qualitatevoli.


Certo la dipendenza da Durant e Westbrook è palese, lampante, ma quante squadre possono rimanere al top anche senza una sola delle proprie star? Pochissime ed in questo i Thunder probabilmente non fanno eccezione. Grazie all'alchimia di gruppo magari però potrebbero sopportare la mancanza trovandosi in casa un nuovo potenziale buon elemento. I giovani rampanti se dovessero crescere hanno il potenziale per farsi valere, anche se non sopprimeranno l'eventuale mancanza, potrebbero aiutare non poco.
Neo invece più grande e che probabilmente sarebbe da curare (visto che il problema appena detto non ha contromisure), è la mancanza generale di esperienza. Due vecchie volpi rodate, anche solo comprimari, che si integrino con questo gruppo giovane possono essere un'aggiunta gradita e supportare in primis mentalmente una qualsivoglia inclinazione negativa che in stagione e nei playoff arriva quasi sempre.

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